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mercoledì 19 dicembre 2012

STATI A MONETA SOVRANA E A MONETA NON SOVRANA

Ogni nazione come abbiamo visto nel post "la moneta moderna", decide cosa denominare come propria valuta. A seconda di come avviene questa operazione, gli stati possono essere definiti a sovranità monetaria o senza sovranità monetaria. Uno stato che ha sovranità monetaria controlla l'emissione della propria moneta e pertanto decide le politiche fiscali, del lavoro e del welfare. Uno stato che non ha sovranità monetaria non controlla l'emissione della propria moneta o la controlla limitatamente.

Stati a moneta sovrana

Sono gli stati che controllano l'emissione della propria valuta. Inoltre decidono le politiche fiscali e possono servirsi del controllo della moneta per garantire la piena occupazione e lo stato sociale. Per creare nuova valuta questi stati hanno creato una banca centrale il cui capo è nominato direttamente dal governo. Se lo stato necessita di denaro, chiede alla banca di monetizzare per conto proprio la cifra richiesta. La banca centrale può rifiutarsi di fare ciò. Tuttavia questo è stato deciso dai costituenti per evitare che governi inesperti stampassero denaro senza logica creando iperinflazione come durante la rivoluzione francese quando il tasso di inflazione viaggiava attorno al 5000%! tuttavia la banca centrale è anche prestatore di ultima istanza, ovvero, se lo stato deve denaro a privati e non ne dispone, la BC ne crea appositamente del nuovo per lo stato che così non può mai fare bancarotta. E' comunque un sistema costruito dalla politica, in ogni momento il governo può decidere di tornare a creare direttamente denaro senza passare per la BC.
Avendo quindi la sicurezza di non fallire e la possibilità di emettere moneta secondo necessità, lo stato può dare a tutti un lavoro, può creare industrie, strade, ponti, case, ospedali, scuole e sviluppare appieno i servizi sociali. Ma non costa troppo? No, lo stato non può esaurire la propria valuta. L'11% della popolazione realizza tutti i prodotti in circolo; il restante 89% deve avere il denaro per comprarli. L'economia in questo modo funziona e la società, così ricca di servizi, è un modello di giustizia e motivo di orgoglio per chi ne fa parte.

Stati a moneta non sovrana

1) La nazione decide di adottare una politica monetaria del cambio fisso. Questo significa che lo stato decide di emettere nuova valuta solo se possiede un adeguato corrispettivo di valuta straniera nelle proprie riserve. E' il caso dell'Argentina che dal 1992 a fine 2001 ha aderito ad un regime di Currency
Board  (tasso di cambio fisso 1 Peso=1$). Questo limita la capacità di emettere da parte dello stato: se mancano i dollari, non si possono emettere nuovi pesos. Questa politica monetaria è adottata per controllare l'inflazione. tuttavia esistono molti altri metodi per farlo: attraverso la tassazione e l'emissione e la vendita di titoli di stato. I limiti di questa politica monetaria è che lo stato dipende monetariamente dal resto del mondo. Se l'Argentina non riusciva a procurarsi i dollari non poteva essere in deficit arricchendo così i suoi cittadini; inoltre se le servivano i pesos per costruire nuove strade e dare lavoro a molte persone o se necessitava di pesos per pagare le pensioni, e non li aveva, si doveva indebitare. Per restituire poi gli interessi e il debito l'Argentina avrebbe tassato più pesantemente i suoi cittadini e questo avrebbe impoverito tutti. E' quello che è accaduto. Tuttavia in ogni momento uno stato che adotta il Currency Board può decidere di cambiarlo in qualsiasi momento, è una decisione politica, serve però che la politica comprenda l'importanza di tale manovra.
2) stati a moneta non sovrana sono anche quelli che agganciano la loro moneta ad un bene reale come l'oro o l'argento. Lo stato si impegna a convertire ogni sua moneta e banconota in un corrispettivo di una certa materia. Era il caso dell'Occidente prima del 1971, quando Nixon abolì lo standard aureo e con lui lo seguirono a ruota anche gli altri paesi europei alleati. il problema di una simile politica monetaria è lo stesso del caso precedentemente esaminato. Se viene a mancare la riserva di oro e lo stato deve spendere si trova con le mani legate. Non potendone creare di nuovo si trova costretto a non spendere, o peggio, se deve dei debiti, impoverisce la popolazione con tasse più alte. Anche lo standard aureo è una scelta di politica monetaria che può essere abbandonata da un giorno all'altro a seconda dell'operato del governo.
3)L'Euro. Caso storico senza precedenti. Mentre nei due punti appena descritti lo stato è comunque il possessore della valuta che utilizza e può comunque decidere di passare ad una moneta FIAT, l'euro non è posseduto dagli stati che lo utilizzano. I paesi europei usano l'euro come una normale famiglia. Ma lo stato non è come una famiglia; tra le sue prerogative c'è quella di controllare l'emissione di valuta per mantenere piena occupazione e stabilità dei prezzi. I paesi europei invece non solo non possiedono l'euro ma non possono nemmeno decidere insieme, la politica monetaria dell'unione. Il trattato di Maastricht sancisce appunto questo negli articoli 105-117. La politica monetaria la fa la BCE, banca separata dalla volontà dei singoli stati, non controllata da uomini eletti dalla popolazione, che ha come scopo la stabilità dei prezzi.
Si deve capire che la BCE è figlia del pensiero neoliberista che come già illustrato in "la teoria di Friedman", teme qualsiasi emissione di denaro nell'economia considerandola un manovra iperinflativa.
Tuttavia uno stato con un welfare sviluppato deve essere perennemente in deficit sulla bilancia commerciale. Questo come sappiamo non è un problema se lo stato controlla l'emissione della propria moneta. Fornire servizi gratuitamente e mantenere una piena occupazione per permettere alla popolazione di risparmiare, costa, e se lo stato può emettere denaro senza limiti teorici (in pratica il limite è fino alla piena occupazione e al pieno stato sociale, altrimenti si crea solo inflazione) tutto questo non è un problema. Ma se lo stato perdesse la propria sovranità monetaria, non potrebbe mai più essere uno stato sociale. O meglio, può continuare ad esserlo fino ad un certo punto, indebitandosi sempre di più, fino a quando, dovendo denaro ai creditori, deve applicare misure di austerità, ovvero di recessione pilotata, impoverendo la popolazione con tagli agli stipendi e aumento delle tasse. Queste misura riducono drasticamente il potere di acquisto della popolazione, molto più che un tasso di inflazione anche del 5-6%. Oltretutto è possibile che i redditi reali aumentino anche in presenza di inflazione, a dimostrazione di ciò si legga il post "la confutazione delle tesi di Friedman".
 Ecco il quadro di oggi. l'euro è una moneta che gli stati membri dell'unione possono solo prendere a prestito, che non possono controllare né singolarmente, ne collettivamente, e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Paghiamo 80 miliardi annui di interessi alle banche per ripagare un debito che esisterebbe se avessi sovranità monetaria. Siamo ingabbiati in una prigione insensata e a guadagnarci sono i grandi speculatori di borsa e le grandi banche che ricavano immensi profitti prestando denaro agli stati. Stanno spolpando il risparmio italiano e di molti stati europei con la scusa del debito pubblico. Se lo stato può emettere la propria moneta quando necessita è ovvio che non avrebbe bisogno di chiederlo in prestito alle banche e questo ci renderebbe più liberi. O la BCE diventa una banca di proprietà degli stati membri che applica politiche monetarie dettate dagli stati membri, o bisogna uscire immediatamente dall'unione. sono 10 anni che la BCE non cambia politiche, lo farà ora? Non credo.

lunedì 10 dicembre 2012

TITOLI DI STATO

I titoli di stato sono obbligazioni emesse dallo stato. In che cosa consistono? Un privato cittadino, un'impresa, o comunque un soggetto diverso dallo stato, compra un titolo ad esempio per il valore di 100. Il privato consegna allo stato 100. Lo stato consegna in cambio dei soldi del privato un attestato (il titolo di stato appunto) in cui dichiara di promette di riconsegnare la cifra ricevuta dal privato entro un certo termine, con un tasso di interesse il quale varia da titolo a titolo. Se il tasso di interesse è al 5%, nell'esempio lo stato si impegna a consegnare 105 alla scadenza del titolo. Chi decide il tasso di interesse? Per paesi come l’America, la Cina e il Giappone, che controllano l’emissione della propria moneta, sono gli stati; per i paesi a moneta non sovrana è il mercato. L’America ad esempio mette all'asta i titoli con il tasso che decide; le UD (Usa Depositers) decidono poi quanti acquistarne. L’Italia oggi invece mette i titoli di stato sul mercato che ne decide poi il tasso di interesse.

Strati a moneta sovrana:

Negli stati a moneta sovrana i titoli di stato assolvono a tre funzioni: 

·        Controllare l'inflazione. Quando un privato compra i titoli di stato consegna del denaro allo stato che lo congela su un conto per un certo periodo. Durante questo periodo il privato non può spendere quel denaro che quindi, non entrando nell'economia, non può produrre inflazione. Infatti, se i privati cittadini comprano titoli di stato congelando parte dei loro risparmi, non li potranno spendere, e quindi a livello aggregato la popolazione nel breve termine spenderà di meno e l'inflazione che nasce da una spesa troppo elevata trova in questo modo un rimedio.

·        Controllare il tasso di interesse a cui le banche prestano il denaro. Il processo è complicato e non troppo importante ai fini del blog quindi lo salto, chi ne è interessato mi contatti.

·        Arricchire la cittadinanza attraverso i tassi di interesse.

·        Impedire che governi truffaldini che aumentino senza controllo l’emissione di valuta per creare posti di lavoro ad amici, clienti, o peggio per corrompere. Il fatto che sia il banchiere della BC (eletto comunque dal parlamento) a decidere quanti titoli di stato monetizzare (quanto denaro creare dal nulla), impedisce che siano messe in atto politiche economiche iperinflative da politici inesperti che in ultima analisi porterebbero l’economia al collasso. Se non ci fosse questo organo garante (la BC), un governo qualsiasi molto demagogico potrebbe decidere di aumentare le buste paga degli italiani da un giorno all'altro di 3000€ in più, e se la produzione interna non aumenta si va incontro ad una crisi inflativa.

Negli stati a moneta sovrana i titoli di stato non devono necessariamente esistere, se volesse un governo potrebbe anche decidere di non emetterne più. Tuttavia si decide di continuarli ad usare per le quattro funzioni che abbiamo appena elencato.
Dove va il denaro del cittadino quando compra il titolo di stato? Negli stati a moneta sovrana quando un privato compra un titolo di stato questo denaro viene trasferito dal suo conto corrente, su un conto speciale alla Banca Centrale. Questo denaro rimane poi depositato qui senza che lo stato lo utilizzi. Quando poi il titolo scade, il denaro viene trasferito dal conto nella Banca Centrale nuovamente sul conto corrente del privato cittadino. Gli interessi vengono pagati creando nuova moneta. Da qui si comprende che anche se la Cina detiene una larga fetta dei titoli di stato americani non significa nessun pericolo per l'America. Infatti secondo il processo appena illustrato, quando i titoli americani posseduti dai cinesi sono in scadenza, quel denaro precedentemente usato dalla Cina per comprare obbligazioni USA, è ora trasferito dai conti della FED nuovamente sui conti delle banche cinesi.

Stati a moneta non sovrana:

Anche negli stati a moneta non sovrana i titoli di stato assolvono a due funzioni, in parte differenti dalle precedenti.

·        Innanzi tutto sono uno strumento di finanziamento. Quando uno stato non controlla l'emissione della propria moneta per finanziare la propria spesa usa le tasse. Talvolta però non bastano e allora ricorre ai titoli di stato per finanziarsi: crea un titolo di stato del valore richiesto dal finanziamento e lo vende a coloro che hanno facoltà di spendere cifre così elevate, ad esempio alla BCE per quanto riguarda l’Europa, oppure a enti privati o addirittura a singoli individui. Tutto ciò comporta un alto tasso di interesse il quale è testimone del rischio per cui lo stato risulti insolvente, infatti se lo stato non controlla la sua moneta è meno probabile che ripagherà il titolo alla scadenza pattuita rispetto ad uno stato a moneta sovrana. Si notino ad esempio l’America e il Giappone, che essendo privi di vincoli monetari, hanno interessi più bassi del 1% sui loro titoli; ciò testimonia il fatto che il rischio di insolvenza da parte di tali stati è molto basso. Al contrario si guardi alla Grecia, in questo periodo si trova ad avere tassi di interesse pari al 7%.  

·        Controllano l'inflazione. Il procedimento è identico a quello che regola gli stati a sovranità monetaria. (Vedi sopra)

Se nel breve termine il titolo di stato arricchisce i cittadini, nel lungo termine, per saldare il debito che contrae vendendoli come detto a privati o ad altri enti finanziari, lo stato si vede costretto ad applicare misure di austerità che distruggeranno il tessuto economico della società. Infatti lo stato per ripagare l’ interesse è costretto ad aumentare le tasse e fare drastici tagli alla spesa pubblica. Questo comporta l’aumento del precariato, facendo ristagnare servizi pubblici come la sanità o l’istruzione e abbassando i salari dei dipendenti comunali, regionali e statali. 


I titoli di stato in origine avevano anche un'altra funzione che ora non ha più senso. Durante il Gold Standard, quando la moneta era agganciata all'oro, lo stato poteva emettere nuova valuta soltanto se aveva una corrispettiva riserva aurea. Quindi se molte persone o anche pochi ricchi avessero deciso di farsi consegnare l'oro al posto del denaro che possedevano e lo avessero portato all'estero, lo stato perdeva le sue riserve auree e quindi sarebbe stato limitato molto di più nella possibilità di emettere nuova valuta. Grazie all'introduzione titoli di stato invece le persone che avevano denaro investito in questi titoli non potevano prenderlo e portarlo via improvvisamente e questo arginava il rischio della “fuga” di denaro/oro dallo stato. Tuttavia la scomodità dello standard aureo spinse appunto l'America in primis e poi a ruota tutti i paesi dell'occidente europeo ad abbandonarlo in favore della valuta dal valore fluttuante (FIAT money), di modo che lo stato non avesse vincoli monetari.
Poniamoci la domanda: qual è il giusto tasso di interesse che i titoli di stato devono avere?
I titoli di stato dovrebbero impedire la svalutazione del denaro dei cittadini. Cosa significa ciò? Se l’inflazione è al 2% i cittadini dovrebbero avere la possibilità di investire il proprio denaro in titoli di stato che rendono il 2% così che il valore reale dei risparmi dei cittadini non cali.
Se invece il tasso di interesse dei titoli di stato fosse superiore al tasso di inflazione, fosse accadrebbe qualcosa di ingiusto. Il cittadino vedrebbe i suoi risparmi reali aumentare senza né lavorare né investire denaro in attività economiche che possano in qualche modo arricchire la società.
Quello che è successo invece con l'entrata nell'euro è proprio questo. I titoli di stato stanno rendendo degli interessi molto superiori rispetto al tasso di inflazione. È il paradiso dei ricchi perché permette loro di diventare sempre più ricchi senza produrre né lavorare. Se hai un reddito di 100 milioni di dollari e li investi in titoli di stato che rendono il 5%, con un tasso di inflazione del 3%, quando i titoli vanno in scadenza ci si trova con 2 milioni (il 2% di 100 milioni) di dollari in più. E questo non sarebbe un problema se lo stato avesse la sua sovranità monetaria. Sarebbe un problema di natura morale. In uno stato invece che non controlla l’emissione della propria moneta, come i paesi europei, pagare alti tassi di interesse è un grave problema. Il debito e i suoi interessi li stanno pagando i popoli europei (80 miliardi l’anno solo l’Italia). Una nuova forma di rendita pagata con il denaro dei cittadini dell'eurozona. Stiamo assistendo ad un trasferimento di ricchezza dagli strati bassi della popolazione verso un numero di persone sempre più ridotto che non trova precedenti storici successivi all'ancién regime.

Un argomento molto attuale a proposito dei titoli di stato è il famigerato spread. Questa parola che si sente ogni giorno in tutti i telegiornali significa differenziale, ovvero è la differenza tra il tasso di interessi di un'obbligazione e quello di un altro titolo preso a riferimento; nel caso della nostra nazione rappresenta la differenza tra i BTP (Buono del Tesoro Poliennale) italiani e i BUND (Bundesanleihen) tedeschi. Questa cifra è  come detto la differenza tra gli interessi applicati a due titoli di stato, ad esempio:
Stato A → interessi su titoli di stato 4% 
Stato B → interessi su titoli di stato 1% 
Spread  → 4%-1%=3%→ 300
Lo spread per convenzione è espresso in punti percentuali ma dire che quest’ indicatore è pari al 4,5% o a 450 è la stessa identica cosa. In Italia, il fatto di comparare i nostri titoli con quelli tedeschi è stata una scelta governativa, poiché l’ economia tedesca è la più forte tra quelle dell’ Eurozona, e quindi grazie a questo indicatore sappiamo i rapporti vigenti tra le due economie.
In conclusione, basti sapere che più alto è lo spread più alti sono gli interessi applicati sui BTP italiani, infatti se in una sottrazione il minuendo aumenta e il sottraendo resta costante allora la differenza aumenta.

Valore BTP nell’ anno 2010: 4,3%                                        Valore BTP nell’ anno 2011: 5,3%
Valore BUND nell’ anno 2010: 3,1%                                    Valore BUND nell’ anno 2011: 3,1%
Spread: 4,3% - 3,1% = 1,2% → 120                                       Spread: 5,3% - 3,1% = 2,2% → 220